Non si tratta del passo risolutivo, ma del punto da cui partire perchè il percorso terapeutico abbia successo.
Si tratta dell'accettazione del proprio stato di persona malata e bisognosa di cure.
Abbiamo appreso dalla società che le malattie mentali, ed in special modo depressione, ansia, attacchi di panico e similari, sono le malattie dei deboli, le malattie di coloro che non hanno sufficiente forza di volontà per reagire.
In realtà far muro con la forza di volontà a questi malesseri non fa che alimentarli.
Provate a dire ad una persona con l'influenza di alzarsi in piedi e partecipare ad una maratona.
Ci sentiamo forse in colpa se siamo influenzati?
Ci vergognamo di questa debolezza di fronte a noi stessi?
No.
E allora accettiamo anche di poter avere altri limiti, altri punti deboli, perchè è da lì che verrà la nostra forza.
La verità è che è la società stessa che ha contribuito attivamente con la sua corsa a farci cadere e che oggi ci declassa come deboli.
Bene, allora io vi dico: ammettete a voi stessi di essere stati troppo forti per troppo tempo.
Ammettete a voi stessi di dovervi fermare per poter curare la vostra anima.
La depressione è il flagello dell'occidente perchè l'essere umano non è stato creato per vivere in solitudine, nè per vivere secondo ritmi imposti da uno stile di vita contro natura.
Fermatevi.
Abbandonatevi alla malattia, vivete secondo i limiti che essa vi impone.
Osservatela, non evitatela, questo è il solo modo per attraversarla.
Siete malati e avete il diritto di pretendere aiuto, di chiedere tempo, di ritrovare voi stessi.
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