Dalla mia esperienza con la depressione ho imparato a non
aver paura.
A volte accade che mi faccia prendere da pensieri
pessimistici. Poi però ricordo dove sono stata, che cosa ho visto quando avevo
perso la fiducia nella vita e a cosa la mancanza di fiducia mi ha condotta.
Nonostante ciò è stata la fiducia a non mollare me. Le mie
predizioni catastrofiche non si sono avverate e la natura mi ha mostrato come,
anche nel peggiore degli eventi, esiste sempre una motivazione profonda, una
sapienza di cui ignoriamo spesso l'esistenza.
E' la sapienza della natura, del ciclo della vita. Eventi
che a noi esseri umani sembrano negativi in realtà non lo sono mai nella loro
totalità. Vediamo la morte come evento negativo solo perché non conosciamo cosa
avvenga dopo. Cataloghiamo come negativo tutto ciò che esula dal nostro
controllo ed è condiviso da tutti il fatto che sulla morte non abbiamo alcun
potere.
Ma la natura è sapiente. Il nostro giudizio scardina la
sapienza della natura. Cataloghiamo, etichettiamo come negativi eventi che
invece sono necessari alla nostra evoluzione.
Dalla mia malattia ho appreso più che in una vita intera. Un
evento negativo è stato in grado di insegnarmi, di aprire la mia testa, di
aprirmi al dolore del mio prossimo.
Sapevate ad esempio che, è un'espressione un po' forte ma
lasciate che spieghi, dall'evento più negativo accaduto nella storia
dell'essere umano, ovvero dall'antisemitismo, è stata evitata la guerra
nucleare?
Ecco la storia: Albert Einstein era
arrivato all'equazione a noi tutti nota E
= mc2.
Questo quando era ancora in
Germania. Einstein era ebreo e questo portò il premio Nobel Philipp Lenard a
mettersi a capo di un movimento che prese il nome di 'scienza tedesca', il
quale si prefiggeva il compito di purificare la scienza da ogni traccia non
ariana: le teorie della relatività e la meccanica quantistica furono i suoi
bersagli preferiti.
Nel 1933 Einstein emigrò quindi
definitivamente negli Stati Uniti.
Nell’estate del 1939 due fisici
statunitensi di origine ungherese Leo Szilard e Eugene Wigner si recarono a far
visita ad Einstein, i due fisici erano venuti a conoscenza che i chimici
tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann di Berlino avevano realizzato il processo
di fissione nucleare, cioè la divisione in due parti uguali del nucleo
dell’atomo di uranio.
I due fisici ungheresi lo
informarono però che i tedeschi pensavano di utilizzare questa forma di energia
per la costruzione di un’arma molto potente.
Einstein venne a trovarsi
profondamente combattuto fra le sue convinzioni pacifiste decisamente avverse
al mondo politico e soprattutto a quello militare e la terribile convinzione
che se i nazisti avessero realizzato un’arma tanto potente avrebbero potuto
ridurre in schiavitù il mondo intero. Si lasciò quindi convincere a firmare una
lettera che venne consegnata a Sachs affinché la recapitasse al Presidente
degli Stati Uniti.
Nella lettera Einstein spiegava che alcuni
recenti lavori di Fermi e Szilard lo avevano convinto del fatto che l’elemento
uranio poteva essere usato nel prossimo futuro per la costruzione di bombe di
nuovo tipo e di estrema potenza. Roosevelt rispose informando Einstein di aver
trovato la sua lettera estremamente interessante tanto da indurlo a costituire
una commissione con lo scopo di studiare la possibilità di utilizzare l’uranio
per la costruzione di una bomba di nuova concezione.
Per farla breve. Se Einstein non
fosse stato costretto ad emigrare forse non sarebbe mai venuto a conoscenza
degli esperimenti tedeschi e la storia avrebbe preso una piega ben diversa.
La natura e la storia sono fatte
di cicli. Dove c'è vita c'è morte e poi ancora vita. In alcune culture la morte
viene festeggiata come evento grandioso. Questo dovrebbe farci capire come la
nostra percezione e la nostra cultura limitino fortemente i nostri giudizi di
ciò che è bene e che è male.
Il tao, il karma, ci insegnano
che un evento non è mai totalmente negativo o totalmente positivo.
Oggi mi guardo indietro e mi
chiedo ad esempio che tipo di persona sarei se mio padre non fosse stato così
severo con me. Magari avrei vissuto con più serenità. Ma grazie a questa
severità ho imparato a camminare sulle mie gambe. Grazie a questa severità sono
in grado di dare il giusto valore alle cose.
Impariamo a fidarci di quanto
accade intorno a noi, perché gli eventi inizialmente più dolorosi possono avere
risvolti inaspettati.
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