La paura gioca un ruolo chiave nello  sviluppo di stati ansiosi che possono sfociare, alla lunga, in forme più  o meno gravi di depressione.
La depressione è la perdita di senso, e nella distruzione di senso nulla è piú potente della paura.
La paura trae la sua forza dall'indebolimento del tessuto relazionale.
Il  ruolo della famiglia allargata di tipo rurale, dove tutti ci si  sosteneva con tutti, è ormai un lontano ricordo, ed ha lasciato il posto  ad un occidente di individui sempre piú soli, per cui spesso il vicino  di casa è poco più di uno sconosciuto.
La paura può, in questo contesto, manifestarsi sotto molteplici forme:  paura di non stare al passo, paura di essere inadeguati, paura della  solitudine, paura di avere paura (panico improvviso che porta ad un  progressivo auto-isolamento).
Come superare quest'anticamera alla morte spirituale?
Non detengo  risposte assolute e sempre valide, ma posso attingere al mio vissuto per  elencarvi gli stati emotivi grazie ai quali ho sconfitto la paura fino a  non farla più emergere.
Fiducia.
Può essere vista sotto due punti di vista:  fiducia nell'energia positiva che permea la realtà e, per i credenti,  fiducia in Dio e nella sua sapienza. Tutto ha una motivazione, nulla  cade nel vuoto, e l'evento piú negativo può portare ad una rinascita che  non credevamo possibile. Affidarsi agli eventi, accettare di non poter  aver il controllo su tutto, sperare che un progetto vada bene accettando  in partenza che possa andar male pur non comportando la fine del nostro  mondo. Questi stati della coscienza liberano la nostra mente  permettendole di guardare ad ogni ostacolo con maggior tranquillità e  lucidità.
Ottimismo. 
Apprezzare i piccoli progressi di ogni giorno è fondamentale.
Un  nuovo compito, un nuovo obiettivo, a volte possono apparire come  imprese monumentali.  Non guardiamo la vetta della montagna, altrimenti  sconforto e timore di non farcela avranno la meglio. Gustiamo invece  ogni nostro passo, apprezziamo lungo il cammino i profumi, le  sensazioni, gli incontri. Giunti alla meta ci guarderemo indietro grati  di portare per sempre nel cuore il ricordo del bellissimo cammino  intrapreso.
Obiettivi, pesi e misure.
Se il nostro obiettivo è lavorare per  soldi, per le responsabilità che abbiamo assunto, difficilmente i nostri  progetti avranno un duraturo successo che ci consentirà di trarne una  piena gratificazione.  Concentriamoci sul valore intrinseco che ha per  altre persone un sorriso, una gentilezza o un lavoro ben fatto. Solo  così ogni nostra opera avrà sempre un fine significativo (Lc 12:31)
Visione ampia della realtà.
Quando un evento negativo percuote la  nostra anima cerchiamo di dedicare sempre una parte della nostra  attenzione a ciò che ancora abbiamo di cui essere grati: una telefonata,  una parola di conforto, un gesto d'amicizia, un buon pasto, il vento  tra i capelli.
Liberazione dal giudizio.
Potrà sempre capitare di commettere  degli errori, di essere inadeguati rispetto ad una mansione assegnataci,  di essere preda di un attacco di panico in un momento inopportuno.  Perdoniamoci e non diamo peso al giudizio altrui. La stima delle proprie  qualità parte dall'accettazione dei propri limiti. Liberarsi dal  giudizio permette di affrontare ogni nuovo compito  con serenità,   consentendoci di portarlo a termine al meglio delle nostre  possibilità.
Modifica della propria visione della morte.
"La morte fa parte della vita e questa è la sola certezza che abbiamo sin dalla nascita". Morì con queste parole il nonno di un mio caro amico, parole che fanno eco da sempre come assoluta verità.
Il  nostro stato materiale non ci consente di vedere alla morte che come  all'ultimo stadio dell'esistenza. In realtà dobbiamo sempre ricordare  che 'quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo  chiama farfalla' (Lao Tse).
Chi non ha paura della morte affronta la vita con molte meno paure.
 
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