mercoledì 7 dicembre 2011

Malattie psichiche: il gap del sistema sanitario nazionale.

Ho dovuto vivere un episodio psicotico, con deliri e allucinazioni, per poter beneficiare dell’assistenza sanitaria gratuita.
Sono stata otto notti senza dormire, intendo senza chiudere occhio nemmeno per qualche minuto.
Il crollo è stato inevitabile. Un crollo verticale che mi ha scaraventata in un posto da dove è quasi impossibile risalire.
Conosco una moltitudine di persone che vivono al limite, sulla linea di confine che le separa dalla follia.
Alcune possono permettersi una seduta alla settimana che costa loro tra i cento e i centocinquanta euro cadauna. Altre non riescono a sostenere questa spesa e si trascinano in un’esistenza che prima o dopo le consumerà.
Agli onori delle cronache sentiamo ogni giorno casi di sucidio, o, peggio, di omicidio-suicidio.
Un trafiletto del giornalista dice che da tempo il soggetto era affetto da depressione.
Di chi è la responsabilità?
Perché in una società evoluta come la nostra vi sono esseri umani lasciati senza assistenza e vigilanza adeguata?
Il senso della famiglia è venuto meno da tempo.
Io ho avuto chi si è assunto la responsabilità di farmi ricoverare, di farmi aiutare, ma non tutti hanno questa fortuna.
E anche quando la famiglia c’è spesso viene rimandata a strutture dal costo insostenibile.
E allora, rivolgo il mio appello a chi puo’ e deve fare qualcosa per cambiare il sistema.
E’ il sistema, il vuoto valoriale in cui oggi viviamo, co-responsabile di quest’emergenza. Che si lavori alla prevenzione, all’informazione, alla formazione della famiglia, alla divulgazione di valori diversi dal mero consumismo e dalla pura corsa alla produttività, che il sistema sanitario tratti questi disagi  alla stregua di malattie che possono degenerare fino alla morte, perché chi è co-responsabile non puo’ pensare di lavarsi la coscienza solo ad un passo dal baratro.

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